L’amore non basta

Durante le sedute, uno dei temi che emerge maggiormente è la relazione, l’amore. Una paziente, in particolare, ha detto qualcosa su cui riflettere:

Sa dottoressa, non credo che in questa relazione non ci fosse amore ma, forse, solo questo non basta.

Questa affermazione tanto potente quanto “retorica”, sembra avere un significato molto profondo.

Cosa intendiamo con questo tipo di affermazioni? Cosa significa che “l’amore non basta”?

A volte immagino l’amore, le relazioni, come dei fiori: possono essere molto belli, diciamo a noi stessi che ci piacciono, che vorremo avere una casa con davanzali fioriti.

E allora, se li desideriamo tanto, andiamo a prenderli: ci lasciamo colpire dalla bellezza dei fiori che vediamo, ne sentiamo i profumi e poi, finalmente…eccolo: quello che ci colpisce, quello che sembra adatto a noi, alla nostra casa. Ne siamo innamorati.

All’inizio li mettiamo in un bel vaso, scegliamo una posizione perché ci piace, e come se ci piace, quel profumo, quel colore, quella forma.

Spesso però capita che, dopo un primo periodo di entusiasmo, di “infatuazione”, ce ne dimentichiamo: li lasciamo lì su davanzale, presi dalle nostre routine, dai nostri impegni, da altro…

E allora cosa accade?

Se non ce ne prendiamo cura, annaffiando, concimando, potando e cercando di curarle quando qualcosa non va, quando necessario, i fiori lentamente appassiranno e la tutta la pianta a poco a poco rinsecchirà…

Così anche le relazioni si “seccano”quando non ci si cura di loro, quando non si coltiva l’amore.

E il rischio è che in quella relazione l’amore si secchi e le persone, per adattarsi in un ambiente ostile e privo di cura diventino cactus: estremamente resistenti, durevoli nel tempo, molto belli ma pieni di spine, quasi intoccabili.

Cosa può voler dire coltivare l’amore? prendersene cura?

Credo che prendersi cura, coltivare, non richieda opere eccezionali o comportamenti sbalorditivi.

Associo principalmente la cura al ricordare, il “tenere nella propria mente“: che non significa pensare continuamente e ossessivamente alla relazione, ma mantenere dentro di sé uno spazio di accoglienza e condivisione in cui sognare/immaginare tutto questo, questo insieme.

Mantenere una costanza nella presenza, che non significa, solo, tempo insieme ma ha a che fare con l’esserci: cioè mettere in gioco il proprio essere con l’altro e viceversa.

In questa cura ci spingiamo oltre il nostro cerchio di sicurezza in una tensione verso l’altro, tenendolo in considerazione (Considerare deriva da “cum sidera”, che significa “guardare le stelle”, “prestare attenzione“): amandolo e, dunque, amandoci. Perché le relazioni, non solo quelle di “coppia”, sono un elemento fondamentale per il proprio benessere.

Perché l’innamoramento è il colpo di fulmine, l’infatuazione che ci fa scegliere il fiore che ci colpisce, ma l’Amore …

L’ Amore richiede cura, saper coltivare, pazientemente, quel fiore con impegno, costanza e, a volte, anche fatica.

Ma se non si fatica per l’amore, se non ci si impegna per le relazioni, se non si ha costanza con le persone, per cosa dovremo averne?