C’è qualcosa di magico e di intrigante nell’indossare una maschera: improvvisamente, un po’ per gioco, prendiamo le sembianze di qualcun altro o di qualcos’altro. Questo ci incuriosisce, ci diverte perché sappiamo che, una volta tolta la maschera, ritorneremo alla “normalità”.
Ma quando la maschera non è più un travestimento scenico o un ruolo di un attore, cosa succede?
Quando indossiamo, metaforicamente, una maschera ogni giorno?
Quanto può essere pericolosa la Persona, il personaggio che incarniamo, quando prende il posto dell’Io, del vero Sè?
Serata esperienziale
“le Maschere dentro di Noi”:
un laboratorio per lavorare insieme sulla propria Persona.
10 Marzo ore 20:30, in via dei mille 41, Vicenza.
Jung, uno dei più grandi psicoterapeuti della storia, utilizza il termine Persona per definire proprio quegli atteggiamenti che il soggetto assume per adattarsi alla realtà esterna: infatti, il termine, proveniente dal Latino, si riferiva alla maschera che mettevano gli attori nell’antichità.
La Persona è il nostro aspetto esteriore inserito in un ruolo e che regola le nostre relazioni sociali: dunque, è un compromesso tra l’individuo e la società, un atteggiamento utilizzato per integrarci all’interno della collettività.
Basta, per esempio, osservare che lo stesso individuo in circostanze diverse per scoprire come la sua personalità si modifichi. Quanto più a lungo o più spesso questo atteggiamento, corrispondente all’ambiente, viene richiesto, tanto più facilmente diviene abituale.
Per l’uomo ben adattato sia al mondo esterno che a quello interno, la Persona è una specie di baluardo protettivo, necessario ma elastico, che gli assicura una relazione , uniforme e relativamente naturale con il mondo esterno.
Qual è, allora, il rischio di indossare una Maschera?
Jung afferma che il pericolo è quando la Persona si identifica con l’Io.
Quando l’identificazione con il ruolo sociale, costruito ad hoc e cucito addosso, diventa “troppo” comodo, ripetitivo e iperprottetivo, si rischia di nascondere la propria natura dietro questa forma di adattamento. Quindi si è solo il bravo professore, la mamma buona ma anche il bullo, il teppista. In questi casi la Persona si irrigidisce, si meccanizza e si trasforma in una maschera, dietro la quale l’individualità, ossia ciò che l’uomo è nella sua vera sostanza, soffoca.
Aldo Carotenuto definisce frustrazione da nullità, una delle più grandi sofferenze dell’animo umano. La frustrazione da nullità nasce quando ci si rende conto del soffocamento dell’Io rispetto ad una glorificazione del ruolo e nasce la coscienza del tempo impiegato non per far vivere se stessi ma per sopravvivere all’interno di un’etichetta predisposta, all’interno di uno specifico ruolo sociale.
Questo senso di vuoto, di nulla, è legata ad un soffocamento dell’animo umano, delle sue profonde aspirazioni, della sua poliedricità, di tutto lo spettro affettivo, emozionale, cognitivo che caratterizza l’animo umano, schiacciato da un adattamento ad un ruolo rigido.
Una Persona ben funzionante è una condizione essenziale per la sanità psichica, ed è di estrema importanza per regolare interno ed esterno: assume una maschera conscio che essa corrisponde un lato alle sue intenzioni, dall’altro dalle esigenze del suo ambiente.
Come una cute sana serve ad assicurare il ricambio dei tessuti sottostanti e quando si indurisce, e si necrotizza, tronca la vita degli strati interni, così una Persona ben irrorata protegge e regola gli scambi fra il mondo interno e il mondo esterno, ma se perde la sua elasticità diventa un fastidioso impedimento o, anche, un intralcio mortale.
Serata esperienziale
“le Maschere dentro di Noi”:
un laboratorio per lavorare insieme sulla propria Persona.
10 Marzo ore 20:30, in via dei mille 41, Vicenza.